Luc
Montagnier è stato uno scienziato
francese divenuto noto per aver scoperto negli anni '80, insieme a Barré-Sinoussi, il virus dell'HIV;
una scoperta fondamentale e che è stata l'inizio di quella
lotta che ha portato oggi l'HIV a fare meno paura rispetto a 30 o 40 anni fa.
Questo lavoro è valso ai due scienziati il
premio Nobel nel 2008, condiviso con Harald zur Hausen per aver scoperto la
correlazione fra Papilloma virus e tumore della cervice uterina.
Montagnier
dunque era sicuramente una mente eccelsa che ha fatto tanto per la medicina, ma
la sua carriera non si è svolta poi nella massima
tranquillità possibile, a causa di varie
teorie ed affermazioni espresse dal biologo stesso e che nel tempo lo hanno
portato ad essere allontanato sempre di più dalla comunità scientifica.
In
particolare si ricordano le sue pubblicazioni sulla memoria dell'acqua (alla
base dell'omeopatia), l'uso terapeutico della papaya contro malattie come il
morbo di Parkinson, e una dieta a base di integratori ed antiossidanti per
combattere l'HIV.
Montagnier
viene spesso presentato come un esempio della cosiddetta "sindrome da
Nobel" (Nobel disease), ossia quella tendenza da parte di alcuni
scienziati detentori del prestigioso premio ad appoggiare teorie
pseudoscientifiche forti del potere che una simile onorificenza conferisce,
dimenticando che in quanto umani sono anch'essi fallibili e quindi ingannabili
dai loro stessi bias e dal mondo che li circonda.
Negli
ultimi due anni però Montagnier era tornato alla
ribalta per le sue posizioni molto critiche nei confronti della gestione della
pandemia di Covid-19 e dei vaccini; nulla di strano poiché sicuramente questa gestione
non è stata perfetta e nessuno è esente da critiche, se non
fosse che molte di queste sue affermazioni fossero al limite del complottismo
(forse anche oltre quel limite) e di conseguenza lo scienziato è diventato un idolo nel
movimento no-vax e no-green pass.
L'
ultima sua dichiarazione riguarda la dose booster di vaccini a mRna: un invito
a fare il test contro l'HIV da parte di coloro che hanno ricevuto la terza
dose, poiché in questo modo avrebbero
scoperto una "sorpresa". Da qui la bufala che si è subito diffusa che la terza dose di vaccino provochi l'AIDS.
Ed
è a pochi giorni da questa dichiarazione che
arriva il primo annuncio da parte del quotidiano France Soir della morte del
noto scienziato, seguito da un giorno intero di silenzio da parte del resto
della stampa, della famiglia e delle altre persone a lui vicine.
Inutile
dire che in questo clima di mistero la fantasia abbia iniziato a galoppare,
anche dopo l'annuncio ufficiale da parte di Liberation e conseguente diffusione
della notizia su altri autorevoli giornali internazionali, come Le Figaro in
Francia o Ansa in Italia.
Girovagando
soprattutto nel sottobosco di Twitter si possono trovare le teorie più disparate: alcuni (pochi)
sostengono che in realtà Montagnier non sia veramente
morto, ma altri (la maggior parte) sostengono che, nonostante lo scienziato
avesse 89 anni e una salute non proprio di ferro a causa dei problemi di cuore,
sia stato ucciso dai "poteri forti". Perché?
Prima
di tutto perché avrebbe rivelato verità scomode sui vaccini, e per
questo sarebbe stato tolto di mezzo insieme ad altre figure considerabili
"pericolose" per la loro lotta contro la "dittatura
sanitaria", come il dottor Trinca o il dottor De Donno. Uccisi dunque da
BigPharma per essere messi a tacere, secondo i più fervidi sostenitori di
questi movimenti.
Altri
invece sostengono che oggi, 12 Febbraio, Montagnier avrebbe dovuto testimoniare
a quello che viene chiamato il processo di "Norimberga 2", un procedimento
che, in analogia con quello vero di Norimberga in cui vennero processati i
fautori degli stermini nazisti durante la Seconda Guerra Mondiale, dovrebbe
giudicare e condannare tutti coloro che hanno commesso crimini contro l'umanità durante questo periodo di
pandemia. Un argomento che sicuramente merita un articolo a parte che verrà pubblicato prossimamente.
Inutile
dire che si tratti di teorie senza alcun fondamento, ma l'annuncio ufficiale
della morte dello scienziato non ha ovviamente placato le speculazioni, neanche
da parte di chi non si considererebbe complottista.
Perché dopo la questione della
morte o meno, adesso rimane il "mistero" delle cause che hanno
portato alla scomparsa di Montagnier. Al di là delle teorie su un presunto
omicidio, adesso c'è chi sostiene che possa
essere morto di Covid. Anche questa affermazione assolutamente non
dimostrabile, soprattutto perché l'Ansa ci fa sapere che il
medico Gèrard Guillaume, nel rispetto
della volontà della famiglia, non avrebbe
voluto divulgare la causa precisa della morte di Montagnier, ma ha assicurato
che "se n'è andato in pace, con dignità, accanto ai propri cari. Era
molto anziano, malato da tempo, fragile. Questa volta il cuore ha ceduto".
A
conferma di questa dichiarazione arriva anche un'intervista a Libero della
giornalista e divulgatrice scientifica, nonché amica e collaboratrice di
Montagnier, Margherita Enrico.
Secondo
la giornalista i problemi di cuore dello scienziato erano ben noti, tanto è vero che lei stessa stava
organizzando per lui una visita dal professor Massetti del Policlinico Gemelli
di Roma. Ma da questa intervista a Enrico emergerebbe anche un'altra questione:
sembrerebbe che Montagnier non fosse particolarmente contento di essere
diventato l'idolo di no-vax e no-green pass, di sentirsi strumentalizzato e che
l'essere stato allontanato per questo dalla comunità scientifica lo facesse
soffrire molto.
Come
si sentisse davvero Luc Montagnier può saperlo solo lui, e ormai
non potrà più raccontarcelo. Se ne va una
figura interessante e controversa, e personalmente voglio ricordarlo come colui
che ha dato inizio alla lotta contro quel male subdolo e terribile che è l'AIDS. Il resto, è storia.