domenica 2 febbraio 2020

Luna Nera: una serie tv per donne e basta?


Rieccomi! Pensavate che fossi deceduta, eh? Invece no, sono ancora qua. Avevo sospeso l’attività di questo blog perché, obiettivamente, è un formato che non si fila più nessuno; ormai sono tutti instagrammer, youtuber o tik-toker (già solo quest’ultimo nome mi dà un senso strano di cringe), ed effettivamente volevo provarci anch’io, ma forse forse non è una cosa adatta a me e alla mia boomeraggine. Voglio comunque provare a fare una trasposizione audio/video di questi articoli, magari così mi faccio passare definitivamente il disagio di farmi riprendere e inizierò a lavorare a contenuti un po’ più seri e più facilmente fruibili.

Detto ciò, iniziamo con l’argomento di questa settimana.
Lo scorso 31 gennaio è uscita su Netflix una serie tv intitolata: “Luna Nera”, una serie italiana realizzata da un cast quasi interamente composto da donne. Protagonista è Ade, una ragazza di 16 anni che vive in un paesino italiano del ‘600, e che un giorno scopre di possedere dei poteri, di essere, quindi, una strega. Il primo episodio si apre proprio con Ade e sua nonna che vengono chiamate per fare da levatrici ad una donna che doveva partorire il suo primo figlio e, durante il travaglio, la ragazza vede la vita del nascituro abbandonarlo mentre è ancora nel ventre materno. Ed effettivamente il neonato nasce morto, nonostante gli sforzi della nonna per cercare di salvarlo. Così la donna viene accusata di stregoneria e giustiziata sul rogo, e da lì la vita di Ade e del suo fratellino, Valente, cambia totalmente: inizialmente discriminata dal resto del paese, con un potere che non riesce a capire, ad un certo punto deve trovare rifugio presso una comunità di streghe che vive al limite del bosco per evitare di essere giustiziata a sua volta.
La serie quindi è un fantasy a tutti gli effetti, incentrata sul dualismo donne-streghe contro uomini che vogliono sterminarle, e che prende spunto da fatti storici quali la caccia alle streghe e l’Inquisizione. Inizialmente i personaggi seguono molto i cliché tipici del genere: c’è Ade; la ragazzina che scopre di essere l’Eletta; Pietro, il belloccio che fa innamorare la protagonista e, in quanto studente di medicina, rappresenta la parte razionale della storia; Tebe, la leader della comunità di streghe e colei che guida la protagonista per permetterle di sviluppare il suo potenziale e trovare la sua strada; Sante, padre di Pietro e leader dei Benandanti, uno dei due villain che cercherà di eliminare le protagoniste, spinto dalla superstizione e dalla vendetta; Sua Eminenza, il vero villain della serie, spinto dal desiderio di conoscenza e, quindi, di potere.
Insomma, pare che si seguano tutti i cliché del genere, e da questo punto di vista può sembrare quasi deludente, fino a quando non si arriva al finale di stagione, dove tutto cambia. E secondo me il finale è la ragione per cui la serie merita di essere guardata.
Possiamo dunque dire che fra l’ambientazione, la trama alla fine non scontata, gli intrecci amorosi, colpi di scena ed effetti speciali per la resa degli incantesimi (un po’ alla Harry Potter in alcuni punti), questa serie è sicuramente un buon fantasy, cosa che personalmente apprezzo molto in quanto il fantasy in Italia non è un genere così sviluppato.

Un altro punto di merito vanno alle musiche utilizzate, in particolare alla canzone di intro ed outro di ogni episodio che si intitola Son of the Dust, di una band progressive inglese che si chiama Black Casino and the Ghost.

Ma non voglio dilungarmi oltre col rischio di parlare di cose tecniche che non mi competono. Parliamo invece del messaggio che è insito in questa storia, e che è stato anche spiegato dalle registe durante le varie interviste a cui hanno partecipato. Luna Nera è sicuramente una storia di donne per le donne: è ambientata in un periodo storico di grande oppressione ideologica e sessuale, in cui la Chiesa deteneva ancora il potere temporale oltre a quello spirituale al di fuori delle mura vaticane, e il popolo veniva controllato tramite la superstizione e la paura dell’Inferno, nonostante fossimo ormai alle porte della rivoluzione scientifica del ‘700. Le categorie che più pativano questa situazione erano allora gli scienziati, i liberi pensatori, gli atei, gli appartenenti ad altre religioni, e le donne. In particolare la Stregoneria rappresenta tutte quelle pratiche e rituali che fanno capo ad antichi culti pagani, e si pensa che abbia avuto origine dal culto della dea Diana. Non a caso oggi, all’interno dell’ambiente neo-pagano, viene anche chiamata l’Antica Religione, ed è tutt’ora praticata proprio come forma religiosa, come tante altre correnti neo-pagane che basano il proprio culto sulla magia rituale e sulle credenze di epoche perdute. Inoltre il termine “strega” deriva dal greco “strix”, che indica un rapace che, secondo la credenze popolari, succhiava il sangue delle capre e, nel tempo, è stato associato ad una particolare figura femminile che è stata poi a sua volta associata al Maligno. All’interno di questo contesto essere donna, pagana, o semplicemente “diversa” dallo stereotipo di donna che c’era all’epoca, era un grosso problema, e si rischiava di finire sotto l’occhio dell’Inquisizione e morire. Le donne erano quindi perseguitate e oppresse da un mondo maschile e maschilista, che cercava in tutti i modi di controllarle e di eliminarle se diventavano scomode. In Luna Nera queste donne sono effettivamente delle streghe nel senso fantasy del termine, ma vengono anche dipinte come delle donne “ribelli”, che volevano vivere la vita a modo loro; un esempio lampante sono Tebe e Leptis e la loro relazione omosessuale. Sono tutte donne che in un certo senso sono state emarginate dalla società non solo per i loro poteri, ma anche per il loro desiderio di essere sé stesse. E per sopravvivere, decidono di unirsi, di farsi forza a vicenda e di combattere assieme, affinando le loro conoscenze e le loro abilità.
Come si ricollega tutto ciò alla nostra epoca?
Esistono vari collegamenti, sia in positivo che in negativo. Innanzitutto la discriminazione di genere, che è un tema ancora molto caldo in tutto il mondo; ciò che viene fuori dalla serie è sicuramente un invito all’unione alla lotta contro queste discriminazioni e la consapevolezza del fatto che una donna non è inferiore ad un uomo in quanto tale. Tutte cose super positive che nel corso della storia si sono tramutate in realtà (vedi il Femminismo) e che continuano ad essere una realtà ancora oggi e si continua ancora a lottare per migliorare ulteriormente la situazione.
Qui però, secondo me, arriva una nota dolente: qual è il ruolo degli uomini in tutto ciò?
Nella serie, gli uomini sono sostanzialmente tutti villain. E per tutti, intendo proprio tutti. Il cardinale, che per invidia e sete di conoscenza, incoraggia e finanzia i Benandanti per far in modo che distruggano le streghe, e tutto per ottenere il Libro; Sante, che accecato dal dolore e dalla sua stessa fede guida i Benandanti in questo massacro; Spirto, che inizialmente aiuta le streghe, ma che di fronte alla possibilità di entrare nei Benandanti e avere finalmente un posto nel mondo, si fa anch’egli carico di questo compito; e infine Pietro, il medico, lo scienziato, colui che addirittura andava contro il suo stesso padre e che era follemente innamorato di Ade, alla fine cede anche lui. Ci sarebbe Cesaria, l’altra figlia di Sante e anch’essa una Benandante, una donna che uccide e tortura altre donne, ma alla fine più si va avanti con la storia e più trapela il fatto che in realtà è anche lei una vittima del sistema, quindi non può essere considerata una vera cattiva. Alla fine i veri cattivi sono gli uomini. E tutto sommato, considerando i tempi in cui è ambientata la storia, ha anche senso vederla così. Ma oggi? Gli uomini sono ancora nostri nemici?
Personalmente ritengo di no, e anche la maggioranza del movimento femminista di nuova generazione lo pensa. Il Femminismo nel corso degli anni si è diviso in tante correnti, alcune più moderate e altre più estremiste; non sto qui ad elencarle tutte, ma è abbastanza evidente che spesso le correnti più estremiste di qualunque movimento (non solo quello femminista) fanno più rumore, vengono notate di più e rischiano di compromettere la credibilità del movimento principale, portando i messaggi ad essere meno efficaci e compresi. Questa secondo me è la situazione attuale del Femminismo occidentale. Ed è una situazione che spesso porta gli uomini ad essere esclusi e ad auto-escludersi. Facciamo un esempio molto semplice, una vicenda accaduta proprio nelle ultime settimane: la questione degli Oscar. Tutti sappiamo delle polemiche che sono scaturite dal fatto che nella categoria “Miglior Regia” non sia stata candidata nemmeno una donna e che non state candidate abbastanza persone di colore. Ma ciò su cui voglio concentrarmi è il coinvolgimento di Stephen King in questa faccenda; lo scrittore, di fronte alle polemiche, ha voluto dire la sua, e cito le sue testuali parole: “Per me il problema della diversità - come si applica ai singoli attori e registi, in ogni caso - non si è presentato. Non considererei mai la diversità per quanto riguarda l'arte. Solo la qualità. Penso che fare in modo diverso sarebbe sbagliato".
Volete sapere come l’opinione pubblica e i social hanno reagito di fronte a queste frasi? Con un’accusa di razzismo e sessismo. Stephen King. L’uomo che ha scritto Rose Madder e i cui personaggi femminili sono di una potenza inaudita. L’unico uomo ad aver trovato spazio, con una puntata dedicata, nel podcast di Michela Murgia intitolato “Morgana”, interamente incentrato sulle grandi donne della storia. Lui. Quest’uomo qui accusato di sessismo. Ma stiamo scherzando?
Che poi proprio in questi giorni King abbia fatto un’altra dichiarazione in cui accusa gli Academy Awards di brogli, è un altro discorso. Non so se sia vero o se lo abbia fatto per pararsi un po’ dalle precedenti accuse ricevute, questo non possiamo saperlo. Non possiamo fare un processo alle intenzioni.
Analizziamo però la prima dichiarazione fatta dallo scrittore, senza tenere conto della seconda in quanto, fino a quando non spunteranno le prove, non potremo ritenere veritiera. Cosa avrebbe detto di così sbagliato? Secondo me ha detto una cosa sacrosanta, ossia che l’arte, ma più in generale il merito, non deve guardare in faccia a colore, sesso, classe, o altro. Vince il migliore. La cosa che dovrebbe veramente importare è la possibilità per tutti di esprimere il proprio potenziale e mostrare al mondo il proprio talento, come hanno fatto le registe di Luna Nera. Il fatto che agli Oscar siano state candidate poche donne è un effetto, la punta dell’iceberg, non il problema, che invece è più profondo e complesso. Mi sembra un concetto abbastanza semplice e lineare, eppure King ha ricevuto queste accuse; per qualche giorno è stato la “strega” di turno.
Quello che voglio dire è che è molto facile aderire ad una caccia alle streghe, di qualunque natura essa sia. È facile farsi accecare dall’ideologia, dalla fede, dal dolore, è facile diventare degli estremisti. E a farne le spese sono sempre quelli che in quel momento sono più “deboli”, anche se poi deboli in realtà non sono, come dimostrano le donne di Luna Nera. In sostanza, il messaggio che ci vedo io è contro qualunque tipo di estremismo e qualunque tipo di irrazionalità che ci porterebbe a sopraffare altre persone, chiunque esse siano.

Chiudiamo questo sproloquio dicendo: guardate Luna Nera, non rompete il cazzo, ragionate sempre con la vostra testa e siate sempre aperti alle opinioni altrui, anche a quelle che non vi piacciono.