
Detto ciò, iniziamo con l’argomento di questa
settimana.
Lo scorso 31 gennaio è uscita su Netflix una serie
tv intitolata: “Luna Nera”, una serie italiana realizzata da un cast quasi
interamente composto da donne. Protagonista è Ade, una ragazza di 16 anni che
vive in un paesino italiano del ‘600, e che un giorno scopre di possedere dei
poteri, di essere, quindi, una strega. Il primo episodio si apre proprio con
Ade e sua nonna che vengono chiamate per fare da levatrici ad una donna che
doveva partorire il suo primo figlio e, durante il travaglio, la ragazza vede
la vita del nascituro abbandonarlo mentre è ancora nel ventre materno. Ed
effettivamente il neonato nasce morto, nonostante gli sforzi della nonna per
cercare di salvarlo. Così la donna viene accusata di stregoneria e giustiziata
sul rogo, e da lì la vita di Ade e del suo fratellino, Valente, cambia totalmente:
inizialmente discriminata dal resto del paese, con un potere che non riesce a
capire, ad un certo punto deve trovare rifugio presso una comunità di streghe
che vive al limite del bosco per evitare di essere giustiziata a sua volta.
La serie quindi è un fantasy a tutti gli effetti,
incentrata sul dualismo donne-streghe contro uomini che vogliono sterminarle, e
che prende spunto da fatti storici quali la caccia alle streghe e
l’Inquisizione. Inizialmente i personaggi seguono molto i cliché tipici del
genere: c’è Ade; la ragazzina che scopre di essere l’Eletta; Pietro, il
belloccio che fa innamorare la protagonista e, in quanto studente di medicina,
rappresenta la parte razionale della storia; Tebe, la leader della comunità di
streghe e colei che guida la protagonista per permetterle di sviluppare il suo
potenziale e trovare la sua strada; Sante, padre di Pietro e leader dei Benandanti,
uno dei due villain che cercherà di eliminare le protagoniste, spinto dalla
superstizione e dalla vendetta; Sua Eminenza, il vero villain della serie,
spinto dal desiderio di conoscenza e, quindi, di potere.
Insomma, pare che si seguano tutti i cliché del
genere, e da questo punto di vista può sembrare quasi deludente, fino a quando
non si arriva al finale di stagione, dove tutto cambia. E secondo me il finale
è la ragione per cui la serie merita di essere guardata.
Possiamo dunque dire che fra l’ambientazione, la
trama alla fine non scontata, gli intrecci amorosi, colpi di scena ed effetti
speciali per la resa degli incantesimi (un po’ alla Harry Potter in alcuni
punti), questa serie è sicuramente un buon fantasy, cosa che personalmente
apprezzo molto in quanto il fantasy in Italia non è un genere così sviluppato.
Un altro punto di merito vanno alle musiche
utilizzate, in particolare alla canzone di intro ed outro di ogni episodio che
si intitola Son of the Dust, di una band progressive inglese che si chiama
Black Casino and the Ghost.
Ma non voglio dilungarmi oltre col rischio di
parlare di cose tecniche che non mi competono. Parliamo invece del messaggio
che è insito in questa storia, e che è stato anche spiegato dalle registe
durante le varie interviste a cui hanno partecipato. Luna Nera è sicuramente
una storia di donne per le donne: è ambientata in un periodo storico di grande
oppressione ideologica e sessuale, in cui la Chiesa deteneva ancora il potere
temporale oltre a quello spirituale al di fuori delle mura vaticane, e il
popolo veniva controllato tramite la superstizione e la paura dell’Inferno,
nonostante fossimo ormai alle porte della rivoluzione scientifica del ‘700. Le
categorie che più pativano questa situazione erano allora gli scienziati, i
liberi pensatori, gli atei, gli appartenenti ad altre religioni, e le donne. In
particolare la Stregoneria rappresenta tutte quelle pratiche e rituali che
fanno capo ad antichi culti pagani, e si pensa che abbia avuto origine dal
culto della dea Diana. Non a caso oggi, all’interno dell’ambiente neo-pagano,
viene anche chiamata l’Antica Religione, ed è tutt’ora praticata proprio come
forma religiosa, come tante altre correnti neo-pagane che basano il proprio
culto sulla magia rituale e sulle credenze di epoche perdute. Inoltre il
termine “strega” deriva dal greco “strix”, che indica un rapace che, secondo la
credenze popolari, succhiava il sangue delle capre e, nel tempo, è stato
associato ad una particolare figura femminile che è stata poi a sua volta
associata al Maligno. All’interno di questo contesto essere donna, pagana, o
semplicemente “diversa” dallo stereotipo di donna che c’era all’epoca, era un
grosso problema, e si rischiava di finire sotto l’occhio dell’Inquisizione e
morire. Le donne erano quindi perseguitate e oppresse da un mondo maschile e
maschilista, che cercava in tutti i modi di controllarle e di eliminarle se
diventavano scomode. In Luna Nera queste donne sono effettivamente delle
streghe nel senso fantasy del termine, ma vengono anche dipinte come delle
donne “ribelli”, che volevano vivere la vita a modo loro; un esempio lampante
sono Tebe e Leptis e la loro relazione omosessuale. Sono tutte donne che in un
certo senso sono state emarginate dalla società non solo per i loro poteri, ma
anche per il loro desiderio di essere sé stesse. E per sopravvivere, decidono
di unirsi, di farsi forza a vicenda e di combattere assieme, affinando le loro
conoscenze e le loro abilità.
Come si ricollega tutto ciò alla nostra epoca?
Esistono vari collegamenti, sia in positivo che in
negativo. Innanzitutto la discriminazione di genere, che è un tema ancora molto
caldo in tutto il mondo; ciò che viene fuori dalla serie è sicuramente un
invito all’unione alla lotta contro queste discriminazioni e la consapevolezza
del fatto che una donna non è inferiore ad un uomo in quanto tale. Tutte cose
super positive che nel corso della storia si sono tramutate in realtà (vedi il
Femminismo) e che continuano ad essere una realtà ancora oggi e si continua
ancora a lottare per migliorare ulteriormente la situazione.
Qui però, secondo me, arriva una nota dolente: qual
è il ruolo degli uomini in tutto ciò?
Nella serie, gli uomini sono sostanzialmente tutti
villain. E per tutti, intendo proprio tutti. Il cardinale, che per invidia e
sete di conoscenza, incoraggia e finanzia i Benandanti per far in modo che
distruggano le streghe, e tutto per ottenere il Libro; Sante, che accecato dal
dolore e dalla sua stessa fede guida i Benandanti in questo massacro; Spirto,
che inizialmente aiuta le streghe, ma che di fronte alla possibilità di entrare
nei Benandanti e avere finalmente un posto nel mondo, si fa anch’egli carico di
questo compito; e infine Pietro, il medico, lo scienziato, colui che
addirittura andava contro il suo stesso padre e che era follemente innamorato
di Ade, alla fine cede anche lui. Ci sarebbe Cesaria, l’altra figlia di Sante e
anch’essa una Benandante, una donna che uccide e tortura altre donne, ma alla
fine più si va avanti con la storia e più trapela il fatto che in realtà è anche
lei una vittima del sistema, quindi non può essere considerata una vera
cattiva. Alla fine i veri cattivi sono gli uomini. E tutto sommato,
considerando i tempi in cui è ambientata la storia, ha anche senso vederla
così. Ma oggi? Gli uomini sono ancora nostri nemici?
Personalmente ritengo di no, e anche la maggioranza
del movimento femminista di nuova generazione lo pensa. Il Femminismo nel corso
degli anni si è diviso in tante correnti, alcune più moderate e altre più
estremiste; non sto qui ad elencarle tutte, ma è abbastanza evidente che spesso
le correnti più estremiste di qualunque movimento (non solo quello femminista) fanno
più rumore, vengono notate di più e rischiano di compromettere la credibilità
del movimento principale, portando i messaggi ad essere meno efficaci e
compresi. Questa secondo me è la situazione attuale del Femminismo occidentale.
Ed è una situazione che spesso porta gli uomini ad essere esclusi e ad
auto-escludersi. Facciamo un esempio molto semplice, una vicenda accaduta
proprio nelle ultime settimane: la questione degli Oscar. Tutti sappiamo delle
polemiche che sono scaturite dal fatto che nella categoria “Miglior Regia” non
sia stata candidata nemmeno una donna e che non state candidate abbastanza
persone di colore. Ma ciò su cui voglio concentrarmi è il coinvolgimento di
Stephen King in questa faccenda; lo scrittore, di fronte alle polemiche, ha
voluto dire la sua, e cito le sue testuali parole: “Per me il problema della diversità - come si applica ai
singoli attori e registi, in ogni caso - non si è presentato. Non considererei
mai la diversità per quanto riguarda l'arte. Solo la qualità. Penso che fare in
modo diverso sarebbe sbagliato".
Volete sapere come l’opinione
pubblica e i social hanno reagito di fronte a queste frasi? Con un’accusa di
razzismo e sessismo. Stephen King. L’uomo che ha scritto Rose Madder e i cui
personaggi femminili sono di una potenza inaudita. L’unico uomo ad aver trovato
spazio, con una puntata dedicata, nel podcast di Michela Murgia intitolato “Morgana”,
interamente incentrato sulle grandi donne della storia. Lui. Quest’uomo qui
accusato di sessismo. Ma stiamo scherzando?
Che poi proprio in questi giorni
King abbia fatto un’altra dichiarazione in cui accusa gli Academy Awards di
brogli, è un altro discorso. Non so se sia vero o se lo abbia fatto per pararsi
un po’ dalle precedenti accuse ricevute, questo non possiamo saperlo. Non possiamo
fare un processo alle intenzioni.
Analizziamo però la prima
dichiarazione fatta dallo scrittore, senza tenere conto della seconda in quanto,
fino a quando non spunteranno le prove, non potremo ritenere veritiera. Cosa
avrebbe detto di così sbagliato? Secondo me ha detto una cosa sacrosanta, ossia
che l’arte, ma più in generale il merito, non deve guardare in faccia a colore,
sesso, classe, o altro. Vince il migliore. La cosa che dovrebbe veramente
importare è la possibilità per tutti di esprimere il proprio potenziale e
mostrare al mondo il proprio talento, come hanno fatto le registe di Luna Nera.
Il fatto che agli Oscar siano state candidate poche donne è un effetto, la
punta dell’iceberg, non il problema, che invece è più profondo e complesso. Mi sembra
un concetto abbastanza semplice e lineare, eppure King ha ricevuto queste
accuse; per qualche giorno è stato la “strega” di turno.
Quello che voglio dire è che è
molto facile aderire ad una caccia alle streghe, di qualunque natura essa sia. È
facile farsi accecare dall’ideologia, dalla fede, dal dolore, è facile
diventare degli estremisti. E a farne le spese sono sempre quelli che in quel
momento sono più “deboli”, anche se poi deboli in realtà non sono, come
dimostrano le donne di Luna Nera. In sostanza, il messaggio che ci vedo io è
contro qualunque tipo di estremismo e qualunque tipo di irrazionalità che ci
porterebbe a sopraffare altre persone, chiunque esse siano.
Chiudiamo questo sproloquio
dicendo: guardate Luna Nera, non rompete il cazzo, ragionate sempre con la
vostra testa e siate sempre aperti alle opinioni altrui, anche a quelle che non
vi piacciono.